Combattere l’Alzheimer chiacchierando al cellulare

Chi ha detto che stare ore e ore al cellulare fa male??? Dopo tante, tantissime critiche piovute sull’utilizzo prolungato del cellulare finalmente arriva una ricerca della prestigiosa università del sud Florida che spezza una lancia a favore dei milioni di utenti che non possono fare a meno del loro insostituibile cellulare. Quanto emerso dagli studi di ricerca dell’università del sud Florida, ha quasi del sorprendente! Sottoponendo infatti alcuni elementi di una famiglia di topolini ad onde elettromagnetiche uguali a quelle generate da un cellulare …

Chi ha detto che stare ore e ore al cellulare fa male??? Dopo tante, tantissime critiche piovute sull’utilizzo prolungato del cellulare finalmente arriva una ricerca della prestigiosa università del sud Florida che spezza una lancia a favore dei milioni di utenti che non possono fare a meno del loro insostituibile cellulare.

Quanto emerso dagli studi di ricerca dell’università del sud Florida, ha quasi del sorprendente! Sottoponendo infatti alcuni elementi di una famiglia di topolini ad onde elettromagnetiche uguali a quelle generate da un cellulare, ci si è resi conto come la malattia anziché progredire tendeva addirittura a regredire, rispetto ai topolini non sottoposti ad alcuna radiazione.

Sulla base dei loro promettenti ed inaspettati risalutati i ricercatori hanno concluso che l’esposizione ai campi elettromagnetici è una tecnica efficace e non invasiva, una vera e propria droga gratuita per prevenire e curare la malattia di Alzheimer negli esseri umani.

L’esposizione alle onde elettromagnetiche avrebbe la capacità di contrastare la produzione di proteine beta-amiloidi, responsabile della degenerazione del sistema nervoso. Le stesse onde avrebbero la capacità, inoltre, di distruggere depositi già formati prevenendone, in ogni caso, l’accumulo anormale.

Infatti i test di laboratorio hanno dimostrato come nei topolini in cui la malattia si trovava in fase avanzata, sottoposti alla cura elettromagnetica hanno riacquistato gran parte delle proprie facoltà. Durate la fase di esposizione infatti i ricercatori hanno evidenziato un aumento della temperatura del cervello dei topolini.

L’aumento della temperatura facilita quindi il rilascio da parte delle cellule cerebrali di  beta-amiloide curando e allo stesso tempo prevenendo l’insorgere dell’Alzheimer.

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